Si fa presto a dire carta


Incipit del codice cartaceo del 1758


        Nel post precedente abbiamo approfondito il testo del secondo libro degli Statuti santagatesi, entrando nel vivo della trattazione legislativa e giudiziaria al tempo degli Estensi.
        Sospendiamo ora, per un momento, la disamina del contenuto degli Statuti, per conoscere invece più da vicino il materiale di cui è costituita la seconda copia in possesso dal Comune di S.Agata.
La copia trascritta da don Azzaroli nel XVIII secolo, è, come si può facilmente intuire, interamente cartacea: come avevo già anticipato qui, la pergamena lascia il posto al nuovo supporto già a partire dal XV secolo: la carta non va semplicemente ad affiancarsi alla pergamena come supporto per la scrittura, ma, come osserva brillantemente Ezio Ornato "la sostituisce, invadendo una dopo l'altra tutte le nicchie tipologiche del manoscritto, ad eccezione dei testi liturgici" e legali.

         Ovviamente non ho la pretesa che questo post sia esaustivo dell'argomento: fiumi di inchiostro sono stati versati da esimi studiosi nell'analisi della carta sotto molteplici punti di vista (storico, chimico, geografico, tecnologico, conservativo...). Non possiamo dimenticare come la carta sia stata un materiale innovativo e 'sconvolgente': grazie alla sua diffusione trasversale e universale, il sapere dell'antichità è giunto - copia dopo copia - fino a noi; non credo di esagerare, affermando che se la carta non fosse stata adottata come supporto scrittorio privilegiato, il processo di stampa a caratteri mobili non sarebbe stato perfezionato, e pertanto, non avremmo assistito già a partire dal Cinquecento ad una propagazione democratica della conoscenza, prima riservata ad una ristretta elite. 

      Citando ancora una volta Ornato, "il manoscritto cartaceo, in pratica,  diventa preludio necessario e naturale all'anonimato uniforme del libro duplicato: l'impoverimento estetico del codice, interagendo con la scarsa fiducia nella durevolezza della carta, non poteva che indebolire i pilastri ideologici - stabilità e perennità - su cui aveva poggiato fino ad allora il sistema di produzione del libro"*.

        Cercheremo di capire, dunque, come e perché l'apparizione della carta sia a tutti gli effetti una pietra miliare della storia umana - tanto nel mondo occidentale, quanto in quello orientale ed arabo:  grazie ad essa è stato possibile, per così dire, premere il pedale dell'acceleratore della conoscenza.

Alcuni fogli del codice settecentesco

   
      L'invenzione di questo materiale di origine vegetale, va fatta risalire al secondo secolo d.C in Cina: inizialmente non viene utilizzato come supporto scrittorio ma per la costruzione di elementi decorativi e di uso quotidiano, quali ventagli, lanterne, ombrelli, aquiloni, eccetera.
La carta, grazie all'intermediazione araba, comincia a diffondersi in Occidente soltanto a partire dall'XI secolo d.C. L'apparizione e la diffusione della carta nel'Occidente medievale è stata giustamente considerata come una vera e propria rivoluzione per lo sviluppo della cultura scritta e della trasmissione del sapere.
     
         A differenza della carta moderna, frutto di un processo meccanico e industriale che parte dalla polpa di legno, la carta antica si otteneva sminuzzando gli stracci** (principalmente di lino e in minor misura di canapa), pestati fino ad ottenere una poltiglia costituita da una sospensione acquosa di fibre vegetali.
Il procedimento era tutto sommato semplice: dei setacci lignei*** (forme) costituiti da un intreccio di fili verticali spessi e distanziati (filoni) e di fili più sottili e ravvicinati (vergelle) venivano immersi nei tini che contenevano litri e litri di questa poltiglia in sospensione.
Depositato un certo quantitativo di pasta sul setaccio****, si aveva cura di eliminare l'acqua in eccesso per mezzo di un movimento oscillatorio.  Ancora bagnato, il foglio veniva rovesciato su un feltro per poi essere pressato fino ad eliminare l'acqua in eccesso. Una volta asciutto, il foglio veniva levigato con pietre dure (satinatura), affinché la superficie risultasse più adatta a ricevere l'inchiostro.
Soltanto dal XV secolo, sempre per rendere la superficie più impermeabile all'inchiostro, la carta occidentale cominciò anche ad essere collata per immersione in gelatina animale (ottenuta mediante la bollitura di cascami di macelleria).
      Intorno al 1200***** tra i filoni e le vergelle si cominciò ad inserire una filigrana, ovvero il "marchio di fabbrica" della cartiera: si trattava di sigle, monogrammi o disegni realizzati con un filo metallico ripiegato. Nel processo di produzione del foglio, in corrispondenza della filigrana, si sarebbe andata a depositare meno polpa per via dello spessore della stessa: a foglio asciutto, sarebbe stato possibile vedere un particolare disegno in controluce. L'analisi della filigrana consente di datare e di collocare geograficamente un foglio, quindi, in senso lato, permette di datare anche il libro nella quale è contenuta, confrontando e mettendo in relazione questo dato con altri importanti fattori******.

      La produzione della carta non subì variazioni almeno fino al XVII secolo, quando venne introdotta la macchina olandese che tagliuzzava gli stracci invece di batterli, velocizzando da un lato i tempi di produzione, ma peggiorando inesorabilmente la qualità della carta e la sua intrinseca durevolezza.

       Di seguito ho riportato un video che riassume efficacemente le fasi di produzione della carta a mano.






       Ma dove sorsero le prime cartiere?
Certamente lungo il corso dei fiumi*******, dal momento che i mulini  che mettevano in moto i martelli atti a pestare gli stracci per trasformarli in pasta, erano azionati dall'acqua. Mi sembra doveroso sottolineare come, proprio a partire dall'XI secolo, ebbero luogo delle importanti innovazioni tecnologiche che permisero di adattare ai mulini delle leve speciali in grado di trasformare il movimento rotatorio in movimento alternativo, applicazione che rese possibile l'azione di sminuzzamento e triturazione degli stracci.
      Ma non dobbiamo dimenticare che le cartiere potevano prosperare e sopravvivere solo nei pressi di centri urbani, dove il rifornimento di materia prima era più immediato********, oppure a ridosso di porti, dove invece si fabbricavano le vele per le imbarcazioni. La vicinanza ai porti - anche fluviali - favoriva inoltre il trasporto di un materiale per sua natura pesante.

Interno del codice cartaceo


      Vediamo dunque se è possibile stabilire una relazione tra la velocità di diffusione del "nuovo" materiale scrittorio e il substrato culturale nel quale esso ha avuto luogo.
       E' stato evidenziato come, nei Paesi nei quali l'uso della carta si diffuse più precocemente e più rapidamente, sono quelli nei quali le cartiere si insediarono più tardi e più lentamente.
Si è notata inoltre un'adozione precoce della carta nei Paesi dove lo sviluppo della cultura urbana è posteriore alla metà del XIV secolo: la cultura nascente, priva di modelli di riferimento, fa suo, senza troppi dubbi e preoccupazioni, un materiale abbondante e tutto sommato economico.

      Quando si iniziò ad usare la carta come supporto scrittorio, inconsciamente si verificò una contrapposizione tra effimero e duraturo: sia i produttori che i fruitori erano in grado di distinguere, più o meno consapevolmente, tra produzione destinata a non sopravvivere - appunti, annotazioni, testi preparatori - e produzione definitiva e "alta": il momento cruciale si verificò quando la carta si apprestò ad invadere il territorio del libro che contava.

      Nella metà del XV secolo in Italia, ove l'artigianato librario poggiava su una tradizione plurisecolare e al contempo vi era stata un'apertura più o meno profonda e radicata ai fermenti culturali veicolati dall'Umanesimo, coesistono tre categorie di libri:
- il libro di lusso scritto su pergamena, destinato a classi dominanti e/o alla pratica del culto, il cui allestimento viene affidato ai professionisti più capaci;
- il libro modesto scritto su pergamena e di buona fattura, fatto per durare;
- il libro dimesso, scritto principalmente su carta ed usato come strumento quotidiano del sapere.
      La diffusione del nuovo supporto sarebbe stato un importante fattore di accelerazione di un processo già in corso: gli Umanisti, continuamente alla ricerca dei testi rari conservati nelle biblioteche di diverse città, sognavano un procedimento che permettesse di moltiplicare con poca spesa gli esemplari d'uno stesso libro*********.
L'avvento della stampa a caratteri mobili era alle porte: un nuovo mondo di possibilità fino ad allora inimmaginabili stava per schiudersi.







* La diminuzione del prezzo dei codici cartacei è dovuto soprattutto ad uno scadimento generale dei livelli esecutivi del manoscritto cartaceo: l'impiego di un supporto meno nobile provoca un declassamento del codice nella sua globalità che si manifesta sia nell'apparato decorativo che nell'apparato tecnico.
** Dalla qualità dei panni di partenza sarebbe dipesa la qualità finale della carta.
*** La dimensione dei setacci determinava la dimensione del foglio: ogni cartiera e ogni nazione usavano telai lievemente differenti. In Italia le dimensioni medie del foglio sono riportate su un'epigrafe bolognese della fine del XIV secolo. Si distinguono le seguenti tipologie  e misure di carta:
Imperialle: 74x50 cm; Realle: 61,5x44,5 cm; Mezane: 51,5 x 34,5 cm; Rezute: 45 x 31,5 cm.
**** E' stata evidenziata una tendenza costante ed omogenea alla diminuzione dello spessore della carta nel tempo, soprattutto dopo l'avvento del libro a stampa.
*****  La filigrana più antica è stata datata al 1282 e proviene da una cartiera di Fabriano.
******  Una filigrana identica accomuna tutti i fogli originati dalla medesima forma in una medesima cartiera. Era prassi comune impiegare anche due filigrane distinte per contrassegnare carte di diverse qualità prodotte nella medesima cartiera.
******* I mulini venivano installati a monte e non a valle, di modo che l'acqua fosse più pura e limpida: la qualità finale della carta dipendeva in larga misura dal fatto che nell'acqua di lavorazione non fossero presenti minerali e metalli che ne compromettessero non solo l'aspetto (nell'immediato, in fase di vendita una carta più bianca piaceva di più), ma anche la resistenza e la durabilità, elementi che sarebbero stati valutati solo dai posteri.
******** La diffusione della coltivazione della canapa e del lino sul finire del Medioevo e la sostituzione della lana con la tela nella biancheria personale rese l'approviggionamento di stracci più abbondante e meno caro.  
********* Già durante l'età d'oro delle Università ci si sforzava di riprodurre in serie alcuni manoscritti: vi fu una massiccia adozione di abbreviazioni standardizzate e venne implementato il sistema della "pecia" grazie al quale i copisti erano in grado di lavorare più in fretta.





Bibliografia

Carlo Pastena, Breve storia de materiali scrittori dalle origini al XV secolo, Palermo, 2001
Lucien Febvre, Henri-Jean Martin, La nascita del libro, Bari, Editori Laterza, 2000
Marilena Maniaci, Archeologia del manoscritto. Metodi, problemi, bibliografia recente, Roma, Viella, 2002
Ezio Ornato, Apologia dell'apogeo. Divagazioni sulla storia del libro nel tardo medioevo, Roma, Viella, 2000



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