Una terra, un duca e due statuti

"Hercules Dux Ferrarie Mutine, et Regii Marchis esten comesque rodigii &tc
Suplicaverunt nobis Homines communis nostri Sancte Agathe Proviencie Romandiole nobi dilectissimi pro infrapta confirmatione, et Statutorum suorum approbatione a nobis obtinenda.
[...]

Datum Ferrarie in Palatio Curie Nostre. Anno Dominice Nativitatis milesimo quadrigentesimo octogesimo septimo Indictione quinta. Die decimo septimo Mensis Septembre".


f.1verso. Datazione degli Statuti, con indicazione dell'abbreviazione dell'ignoto copista Fran.

 
Così inizia e finisce l'incipit del codice contenente gli Statuti della Terra di Sant'Agata, emanato dal Duca Ercole I d'Este sul finire del quindicesimo secolo (17 settembre 1487).

Perché parlare di Statuti in questo blog? Che cosa rende questo argomento così stimolante anche ai nostri giorni? Per comprenderne le ragioni, dobbiamo innanzitutto fare un accenno al contesto urbano dell’Italia in quel periodo:
 “In nessun paese europeo come in Italia l’aggregazione urbana è stata un fenomeno così precoce e diffuso. Questo ha fatto sì che dal medioevo fino all’età moderna le realtà urbane abbiano avuto bisogno di una normativa specifica che disciplinasse un sistema di rapporti molto più complesso e articolato di quello che regolava il mondo rurale.”
Fiorenzo Landi 

Perché furono promulgati proprio nel 1487?
A Massa Lombarda, per esempio gli Statuti furono concessi già il 6 febbraio 1480, a Bagnacavallo nel 1491, a Lugo soltanto nel 1493.
Solitamente si sente la necessità di regolamentare i rapporti tra centro e periferia e tra le diverse classi sociali in momenti di particolare tensione, ma non sembra essere questo il caso di S.Agata.
Nel tardo medioevo, la nostra Penisola appariva frammentata in numerose città-stato dai confini mai troppo cristallizzati, in costante lotta per la supremazia.
S.Agata si trovava lungo una importantissima via di comunicazione tra l’Adriatico e l’Etruria, a ridosso del fiume Santerno. La necessità di regolamentare in primis i rapporti tra i cittadini, seppur esigui, era sentita anche dai Duchi d’Este: un territorio nel quale si riuscisse a dare una risposta certa ad eventuali problemi di ordine pubblico, garantiva una certa tranquillità.

Negli statuti santagatesi i diversi ambiti della vita sono regolamentati in apposite rubriche vergate in una lingua che mescola latino e volgare.
Se da una parte si stabilisce cosa è lecito e cosa non lo è, dall'altra non ci è consentito sapere direttamente se quello che viene stabilito trova applicazione o no.
Di fatto, le norme contenute nei quattro libri rimarranno in vigore fino all’inizio del XIX secolo, pertanto ben oltre l'estinzione della dinastia estense - avvenuta nel 1598, quando cioé S.Agata Ferrarese tornò a far parte dello Stato Pontificio (1815).


Nei prossimi post conosceremo più da vicino le due copie manoscritte tutt’ora possedute dal Comune di S.Agata sul Santerno.





Bibliografia

Armanda Capucci, Statuto della terra di Sant’Agata. Libri IV - 1487, Lugo, Valberti Edizioni, 2001


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