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Visualizzazione dei post da luglio, 2018

Dei delitti e delle pene

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Incipit del Libro Tercio "De Maleficii"            Immaginiamo di avere una macchina del tempo e di intraprendere un viaggio nella S.Agata Ferrarese : se un nostro contemporaneo decidesse di "infiltrarsi" tra i suoi concittadini di cinquecento anni fa, che trattamento riceverebbe nel caso si trovasse coinvolto in un delitto? A parità di crimine commesso, la pena che gli verrebbe inflitta, sarebbe maggiore o minore di quella che subirebbe oggi?            Il terzo libro degli Statuti, infatti, si occupa di determinare le pene di natura sia economica che corporale per i reati commessi contro le persone e le proprietà.            Nel corso del post, dunque, esamineremo l'iter burocratico al quale erano sottoposti i criminali - dall'accusa formale alla pena - così come era stato definito nella legislazione estense.         Per accusare una persona di maleficio - termine che indicava genericamente un crimine - era necessario rivolgersi a Misser

Si fa presto a dire carta

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Incipit del codice cartaceo del 1758         Nel post precedente abbiamo approfondito il testo del secondo libro degli Statuti santagatesi, entrando nel vivo della trattazione legislativa e giudiziaria al tempo degli Estensi.          Sospendiamo ora, per un momento, la disamina del contenuto degli Statuti, per conoscere invece più da vicino il materiale di cui è costituita la seconda copia in possesso dal Comune di S.Agata. La copia trascritta da don Azzaroli nel XVIII secolo, è, come si può facilmente intuire, interamente cartacea: come avevo già anticipato qui , la pergamena lascia il posto al nuovo supporto già a partire dal XV secolo: la carta non va semplicemente ad affiancarsi alla pergamena come supporto per la scrittura, ma, come osserva brillantemente Ezio Ornato " la sostituisce, invadendo una dopo l'altra tutte le nicchie tipologiche del manoscritto, ad eccezione dei testi liturgici" e legali.          Ovviamente non ho la pretesa che questo po

Delitto e castigo

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F.10 verso, inizio del Liber Secundus       Ora che abbiamo capito meglio di che "pasta" è fatto l'esemplare più antico in nostro possesso ( vedi post precedente ), possiamo addentrarci insieme nel Liber Secundus per approfondirne il contenuto di natura giuridica. Particolare di una iniziale filigranata a penna    Nel secondo libro degli Statuti, composto da ventisette paragrafi, gli argomenti trattati riguardano in particolar modo i reati contro il patrimonio e i provvedimenti da adottarsi in caso di liti. " Si comincia a capire come e perché fosse tanto difficile, al momento dell'assegnazione degli incarichi nel piccolo Comune, trovare chi accettasse di buon grado quello di Piazaro", scrive giustamente Armanda Capucci * dal momento che, in realtà, costui si trovava a svolgere le funzioni di un Ufficiale Giudiziario, con tutte le implicazioni che questo comportava, anche dal punto di vista penale.      Era il Vicario, infatti, a manda

Cinquanta sfumature di pergamena

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Codice durante le fasi di restauro del supporto scrittorio   L'esemplare più antico dei due codici contenenti gli Statuti della Terra di S.Agata è interamente composto di pergamena , un materiale scrittorio di origine animale, a differenza della carta che si ricava da fibre vegetali. Primi fogli del codice durante il restauro   Nelle sue Naturalis Historia (libro XIII, 11, 70) lo storico romano Plinio il Vecchio ci racconta che Tolomeo V, faraone d'Egitto, per ostacolare lo sviluppo della biblioteca del rivale Eumene II, re di Pergamo (197-158 a.C.), avesse vietato l'esportazione di papiro a quest'ultimo.  Per aggirare un embargo che avrebbe di fatto posto un freno non solo all'attività letteraria e culturale della vivace città, ma anche alle dinamiche commerciali, il re, in sostituzione del papiro, avrebbe allora usato della pelle animale opportunamente tensionata e lisciata. Il nome di pergamena dato a questo substrato forte e flessibile,